Rurale chi? Cosa si intende con il termine rurale e l’appeal verso i giovani.

Il concetto di rurale e di innovazione rurale sta assumendo significati sempre nuovi e più complessi. Proviamo a fare un po’ di chiarezza e proviamo a tracciare possibili scenari futuri.

Dall’unità d’Italia nelle nostre campagne si sono verificati diversi processi di trasformazione della struttura economica e socio-culturale, dovute al fatto che in aree prima dominate da attività  agricole si sono affermate e continuano ad avere il sopravvento attività  economiche edili, industriali o comunque extra-agricole, sempre più antagoniste dell’agricoltura stessa.

Ciò ha prodotto una revisione del concetto di rurale creando, in alcuni casi, confusione sull’utilizzo stesso del termine. L’ ISTAT coniuga la ruralità  con l’arretratezza, utilizzando come indicatori dei comuni rurali, la bassa percentuale di individui scolarizzati o le abitazioni sprovviste di acqua potabile e servizi igienici, l’ Istituto Nazionale di Sociologia Rurale (INSOR) invece sottolinea l’inadeguatezza di questo binomio rurale-arretrato identificando il rurale con un ambiente naturale caratterizzato dalla preponderanza della superficie a verde su quella edificata.

Sotto il punto di vista culturale, le aree rurali in questo panorama di economia globalizzata possono essere considerate delle riserve di valori culturali e di tradizioni, questa classificazione che presuppone l’individuazione di un criterio culturale che sia nettamente discriminante però non è per nulla semplice.

Campagna coltivata a ridosso di un’insediamento industriale Acerra (NA)

Tra le definizioni di rurale più in voga c’è quella che considera l’uso estensivo del territorio e quindi la densità  della popolazione: 100 abitanti per km² per Eurostat, 150 per l’OECD (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Questo è un sistema molto semplice da seguire e quindi molto utilizzato, ma non sembra in grado di cogliere la moderna complessità del mondo rurale, in quanto si definirebbero rurali solo aree al quanto spopolate.

Il rurale sembra sempre più un concetto utopico, ideale, che continua a vivere negli scritti e nelle belle parole degli studiosi, ma che materialmente si manifesta in quella che oggi è la campagna, intesa come residuo di ruralità , in cui l’uomo può ancora avere un contatto con la natura ed isolarsi da ciò che è definito urbano, infatti l’origine etimologica della parola “rurale” è “Rus”, termine latino che indicava la campagna coltivata.

Quindi non c’è un rurale univoco e Giorgio Franceschetti nel 1995[1] propone di classificare un territorio all’interno di tre tipologie di aree rurali:

  • Regioni rurali vicine a consolidate aree industriali e commerciali e comunque ben collegate con i centri urbani.
  • Regioni rurali in declino.
  • Regioni rurali marginali.

TIPOLOGIA

PRIORITÀ

PROBLEMA

DESCRIZIONE

Regioni rurali vicine a consolidate aree industriali e commerciali o comunque ben collegate con i centri urbani. La protezione dell’ambiente diventa una delle priorità . Il problema maggiore è l’organizzazione di un’economia attenta alle interazioni urbane e alle forme assunte da un’agricoltura intensiva che rischia di danneggiare le risorse. È  il caso di molte zone della Pianura Padana, dove l’attività  agricola e l’intero assetto rurale beneficiano di svariate sinergie.
Regioni rurali in declino. Si rende necessario stimolare uno sviluppo endogeno che comporti anche una riorganizzazione territoriale finalizzata alla nascita di un tessuto urbanistico qualificato. Il problema principale è la mancata diversificazione economica delle aree. Sono le aree in cui l’agricoltura, che in passato aveva un peso considerevole nell’economia della zona, perde la rilevanza economica. È  il caso di molte zone del Sud Italia e delle isole.
Regioni rurali in declino. Si rende necessario stimolare uno sviluppo endogeno che comporti anche una riorganizzazione territoriale finalizzata alla nascita di un tessuto urbanistico qualificato.
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Il problema principale è la mancata diversificazione economica delle aree. Sono le aree in cui l’agricoltura, che in passato aveva un peso considerevole nell’economia della zona, perde la rilevanza economica. È  il caso di molte zone del Sud Italia e delle isole

Cosa interessante è che da qualche anno il concetto di rurale, e di innovazione rurale, sta attraversando un periodo positivo, grazie al verificarsi di tre fenomeni congiunti:

  1. la riscoperta della campagna agricola come luogo economico
  2. la riscoperta delle tradizioni come momenti di aggregazione sociale
  3. la riscoperta delle cultivar tradizionali e tipiche dei territorio come sana e corretta alimentazione.

Il Rurale sembra quasi iniziare a prendere connotati di modernità , speriamo che non si tratti di una moda passeggera, ma che rappresenti un’evoluzione sociale.

Il Rurale moderno non considera l’estensione territoriale, è concettualmente rappresentato anche da un piccolo orto al centro di una città  o addirittura sopra ad un balcone.

Orti cittadini su terrazzi

L’attenzione crescente verso le tematiche ambientali e il bello della natura, stanno facendo si che anche un vaso di fiori possa rappresentare un piccolo pezzo di mondo rurale, proprio questo è il concetto che guida le operazioni di guerilla gardening che vedono sempre più giovani attivi nel rinverdire le città.

Il settore primario sta richiamando molti giovani in tutto il mondo, la passione per una vita genuina ed un lavoro a contatto con la natura, unitamente all’evoluzione tecnologica che semplifica, velocizza e rende meno faticoso il lavoro agricolo, stanno facendo riscontrare un notevole aumento di giovani che diventano imprenditori agricoli.

Giovani agricoltori dopo la mietitura del grano

Assistiamo quindi a quel fenomeno più volte descritto come “Agricoltura 2.0” dove c’è una variabile biologica di riscoperta di cultivar tipiche, una variabile turistica fatta di ospitalità e ricettività, e un’altra variabile tecnologica, dove la robotica e la sensoristica la fanno da padroni. Queste tre variabili interagiscono e si combinano in un’ottica di innovazione rurale, ma questa è una tematica ampia e molto interessante che merita di essere approfondita in separata sede. Cosa importante da sottolineare subito però, è che l’agricoltura 2.0 pone le sue basi su uno studio di marketing ben definito e l’utilizzo di una comunicazione efficace per un perfetto “storytelling” che possa affascinare e coinvolgere.

[1] Franceschetti G., “Problemi e politiche dello sviluppo rurale gli aspetti economici”, in Cannata G., Lo sviluppo del mondo rurale: problemi e politiche. Istituzioni e strumenti. Atti del XXXI convegno di studi della SIDEA, Campobasso 22-24 settembre 1994, Bologna, Il Mulino 1995

inspirato dalla tesi di laurea di Vincenzo Puzone Sostenibilità in campagna: il caso Acerra